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EPILESSIA E CRIMINALITA' IN CALABRIA: MISDEA E MUSOLINO
Per la gente comune, trovarsi a Girifalco significa penetrare nell’universo della “pazzia”, significa portare con sé i segni di una vita attraversata dalla malattia mentale e dalle sofferenze ad essa legate. Il Manicomio non si erge tuttavia a simbolo della sofferenza e della tristezza cui sono relegati i degenti, è un luogo dove l’anormale diviene normale e l’assurdo assume i contorni del concreto. Il mio libro, frutto di una ricerca multidisciplinare, descrive quindi la storia della malattia mentale nel contesto urbano del paese, seguendo due percorsi differenti: offrire una immagine reale e trasparente circa le condizioni di vita, per oltre un secolo, degli ospiti del manicomio e valutare l’incidenza che il fenomeno epilessia ha avuto in Calabria, analizzando gli elementi che hanno condizionato questa regione da tale punto di vista”.
Così Giuseppina Cristofaro, laureata in Lettere moderne all’Università della Calabria e docente di latino e materie letterarie nei Licei, presenta il suo volume “Epilessia e criminalità in Calabria: Misdea e Musolino”, pubblicato nei giorni scorsi dalle Edizioni Ursini; testo che, da inedito, aveva vinto nel 2013 la sezione socio-pedagogica, dedicata a Giuseppe Guzzo, del premio letterario “Città di Tiriolo”.
Il volume, quindi, ruota intorno a due personaggi, Salvatore Misdea, detto il “mostro” di Girifalco e Giuseppe Musolino, noto come “il brigante d’Aspromonte, “ospiti” per diversi anni del manicomio.
Salvatore Misdea, nella tarda notte del 13 aprile del 1884, impugna il fucile contro tredici commilitoni, uccidendone sette. Nel corso delle indagini che portano alla condanna a morte del pluri-omicida, Cesare Lombroso rileva un processo di degenerazione di tutta la famiglia. Di degenerazione della specie si parlerà an¬che a proposito del brigante Giuseppe Musolino. A conclusione delle analisi positiviste si asserisce che l’inferiorità della razza meridionale, soprattutto quella calabrese, non è dovuta a mera condizione socio-economica, ma è fortemente legata ad una parti¬colare condizione anatomico-funzionale dei suoi abitanti.
“Questo lavoro - conclude Giuseppina Cristofaro - è frutto di un lungo studio socio antropologico sul binomio epilessia e criminalità in Calabria, binomio che per di¬versi anni è stato associato come condizione naturale al popolo calabrese. Lo stesso Cesare Lombroso asseriva che l’epilessia, se prolungata, avrebbe generato la follia morale a tal punto che per l’epilettico il delitto sarebbe stato necessario. Proprio mentre i positivisti erano alla ricerca di dati scientifici che confermassero la loro teoria, un triste fatto di cronaca offrì a Lombroso e ai suoi sostenitori un valido capro espiatorio. Nel ricostruire la vicenda legata alla prematura scomparsa di Salvatore Misdea, abbiamo voluto riaprire un argomento dolente per la popolazione di Girifalco che - a nostro avviso - si è dimostrata reticente nell’affrontare il discorso. Nonostante tutto, l’elaborazione dei dati da noi reperiti lascia un grande dubbio circa l’attendibilità delle teorie formulate, a suo tempo, da Cesare Lombroso”.
Il volume edito da Ursini offrirà, pertanto, nuovi spunti di approfondimento e di confronto su quella che è stata la vita “psichiatrica” all’interno del Monumentale, negli anni compresi tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo passato.